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venerdì, Marzo 29, 2024

Flavio Briatore contro tutti: «La pizza non è di Napoli e gli altri la fanno meglio»

Non vero che la pizza napoletanala si mangia in tutto il mondo. E anche se stata inventata a Napoli, gli altri l’hanno migliorata con gusti diversi: uno pu inventare una roba e gli altri la possono modificare e farla meglio. Flavio Briatore, in un’intervista rilasciata ieri a La Zanzara su Radio 24, ha replicato alla folla che ieri, al grido la pizza al popolo si radunata a Napoli per manifestare contro di lui. L’iniziativa partita da alcuni maestri pizzaioli partenopei per rispondere a quella che hanno definito una provocazione dell’imprenditorecriticato per aver sostenuto che la sua pizza cara perch di qualit: la Margherita da Loopy Pizza costa 15 euro e la Pata Negra 65. La manifestazione andata in scena presso la storica pizzeria Sorbillo ai Tribunali. Io non lo so perch ce l’hanno con me. Dico solo la verit, ha aggiunto Briatore. Sfido chiunque a fare profitto vendendo la pizza a 4 o 5 euro: impossibile. Gli stiamo dando (ai maestri pizzaioli, ndr) una possibilit, un help per aumentare il prezzo delle pizze e non l’hanno capito. Ne stanno approfittando per farsi pubblicit…. L’imprenditore, poi, non nasconde la sua poca passione per la versione partenopea del celebre piatto. A me la pizza napoletana non piace perch ha troppo contorno, poi c’ha molto lievito… preferisco la romana che pi sottile. Per esempio a Salerno fanno una pizza diversa, pi sottile che a Napoli. Poi, ognuno ha il suo gusto.

E Gino Sorbillo offre una tregua a Flavio Briatore

Cube che se la pizza costa poco non buona? Ecco, noi la facciamo cos e gli ingredienti sono questi: assaggiatela e ditemi com’, lancia la sfida Gino Sorbillocircondato da giornalisti, fotografi e le solite centinaia di persone che ogni giorno fanno la fila davanti al suo locale nel centro storico di Napoli. Per queste oggi c’ stata una sorpresa: pizza free of charge e prezzi ulteriormente scontati per chi trover un tavolo nel locale dopo la manifestazione ispirata dal consigliere regionale e presidente della commissione Agricoltura della Campania Francesco Emilio Borrelli. un polemica stupidataglia corto Sorbillo. La pizza nasce come piatto popolare — aggiunge — e deve restarlo. A noi piace lavorare con il popolo e accontentare tutti, bambini, disoccupati, professionisti e pensionati. Davanti a una pizza sono tutti uguali e tutti devono potersela permettere. Ma il maestro pizzaiolo napoletano offre a Briatore anche una tregua sulla polemica. Una serata a quattro mani tra la sua squadra di pizzaioli e quella dell’imprenditore per offrire e far conoscere anche ai clienti di Briatore abituati a pizze connoisseur anche la tipica pizza napoletana. Tra i due non c’ stata interlocuzione, per il maestro napoletano ha fatto sapere – dai microfoni di RTL 102.5 – di essersi autoinvitato. Gli ho detto che questa la nostra rispostache si pu fare qualit, che il 99,9% delle pizzerie in Italia ha prezzi medi che vanno dai 5 ai 12 euro, non arrivano a 70 euro a pizza. Ho cercato di fare pizze sartoriali, – ha raccontato Sorbillo – pizze che non fossero solo dei dischi di pasta serviti per sfamare le persone e basta ma che potessero avere anche un messaggio di generosit, ma anche di territorio, di resistenza, di coraggio, di presenza. Questa cosa mi ha consentito di crescere e poi sono arrivati dei premi e dei riconoscimenti. Il tutto mi ha fatto rimanere sempre lo stesso. Per Gino Sorbillo, che ha anche ricordato gli insegnamento di zia Esterina, l’ingrediente zero di una buona pizza il calore: ho fatto e faccio pizze come quando un genitore prepara una cosa ai propri figli. C’ quell’amore particolare che si sente, ha concluso, questa cosa riuscita advert arrivare ai miei clienti anche con nuove aperture. Trasmetto l’concept di una spesa quotidiana, per fare pizzeria-impresa mi sono collegato alla casa e alle sensazioni di casa.

L’origine della polemica

La polemica sul prezzo della pizza in Italia ormai consueta e prevedibile. Questa volta a finire nell’occhio del ciclone stato nuovamente Briatore: secondo alcuni, i prezzi del suo Pizza pazza sono troppo alti. Advert innescare il dibattito, per, sono state soprattutto alcune affermazioni pronunciate dall’imprenditore nel rispondere alle critiche. Briatore ha puntato il dito contro chi vende pizza — a suo dire — low price. Come fanno a vendere una pizza a 4 e 5 euro? Cosa mettono dentro queste pizze? Se devi pagare stipendi, tasse, bollette e affitti i casi sono dure: o vendi 50mila pizze al giorno o impossibile. C’ qualcosa che mi sfugge. Con un lungo video pubblicato su Instagram, Flavio Briatore rintuzza, ancora una volta, le critiche social, quelle relative ai costi — eccessivi secondo i pi — delle pizze nei suoi Loopy Pizza. Spiegando, poi, che questi prezzi si giustificano con i costi delle materie prime di qualit, oltre che per le tasse e il costo dei dipendenti. Siamo partiti da un ragionamento molto semplice: dobbiamo usare i migliori ingredienti possibili e immaginabili disponibili sul mercato. Vi faccio degli esempi: il prezzo al pubblico in un supermercato del Pata Negra — che noi vendiamo con la pizza a 65 euro — costa 300 euro al chilo; il San Daniele che prendiamo noi costa 35/36 euro al chilo; i pelati Strianese 4 euro al chilo, il Gran Biscotto 30/35 euro al chilo, la mozzarella di bufala 15 euro al chilo, la farina pi di un euro e cinquanta al chilo… Aggiungo che “Loopy Pizza” non ha lievito, per cui non fermenta a differenza di questi miei amici pizzaioli che dicono che troppo sottile . E ti danno una mattonata di pizza con all’interno un laghetto di pomodoro ed finita qui (…). Noi vogliamo la qualit, questo il ragionamento di base. Ma a Napoli non ci stanno e ribattono che una Margherita di qualit pu essere venduta a prezzi contenuti. Sergio Miccopresidente dell’Associazione Pizzaiuoli Napoletaniaggiunge: Il problema non a quanto si venda la pizza con l’astice blu, ma a quanto sia giusto vendere una Margherita o una Marinara con ingredienti di qualit.

Il format Loopy Pizza

Inaugurato la prima volta nel 2019 a Londra, Loopy Pizza il primo di una serie di locali che Briatore ha poi aperto a Roma, Milano e a Porto Cervo, in Sardegna. Frequentato da una clientela trasversale, si distingue per l’atmosfera modaiola, comunque informale, in cui pizzaioli acrobati si esibiscono tra i tavoli mentre i clienti degustano pizza pescando da un’offerta variegata che spazia dai grandi classici, come la Marinara (a 13 euro) e la Margherita (a 15), alle pizze connoisseur come quella al Pata Negra. I Loopy Pizza — puntualizza Briatore continuando la sua battaglia social — non sono semplici pizzerie, ma locali pieni di energia, che creano atmosfera. Non c’ pizzeria con una proposta di vini come la nostra, fatta di un’ampia scelta tra etichette italiane e internazionalioltre che Champagne da degustare in alternativa a cocktail in stile Dolce vita. Puoi prendere da quello meno caro a quello pi caro, c’ variet. Ringrazio i clienti, che sono migliaia: basta telefonare per capire che siamo overbooking sempre. La cosa che mi d fastidio che quando in Italia hai successo trovi anche tanta rabbia. La gente non pensa che pi successo hai, pi gente assumi, pi tasse e contributi paghi. La gente vede solo rancore. La cosa che veramente mi d fastidio che l’Italia un Paese rancorosopieno di invidiosi. Per farvi un po’ di invidia in pi, vi dico che una settimana fa abbiamo aperto anche a Riyad, capitale dell’Arabia Saudita: stiamo facendo una media di mille clienti al giorno. E abbiamo 150 richieste per aprire Loopy Pizza nel mondo. Ragazzi, siete degli invidiosi e io vi adoro perch mi faccio pubblicit. Poi la stoccata finale: La verit — conclude — che io sono un genio e voi non lo siete. Questa la differenza.

La Regione Campania convoca i maestri pizzaioli napoletani

Sulla pizza napoletana non accettiamo lezioni da chi non ha nessun titolo per farne, afferma il consigliere regionale e presidente della commissione Agricoltura della Campania, Francesco Emilio Borrelli. Probabilmente Briatore ha innestato questa polemica per farsi pubblicit ma con i suoi modi ha offeso chi questo prodotto l’ha reso grande ed esportato in tutto il mondo e i miliardi di utenti che ogni anno si sfamano a prezzi popolari, spiega il consigliere che ha deciso di convocare una commissione congiunta con il presidente della commissione attivit produttive Giovanni Mensorio per audire i maestri pizzaioli e gli esperti grazie ai quali negli anni — cube — si sono ottenuti importanti riconoscimenti come il marchio Stg (Specialit Tradizionale Garantita) e il riconoscimento Unesco. Per l’occasione il maestro pizzaiolo Gino Sorbillo rilancer la tradizione della pizza a 8 giorni: Si tratta di un tipico sistema che si utilizzava a Napoli, soprattutto nei bassi, in momenti di profonda crisi. Il cittadino mangiava la pizza, generalmente quella fritta, con la promessa di ritornare a pagarla 8 giorni dopo. Il debito veniva sempre pagato ed il sistema funzionava alla perfezione. Chi immagina di trasformare questo prodotto in un marchio per ricchi sbaglia di grosso: la pizza deve restare un prodotto “povero” alla portata di tutti.

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